Caterina Mutinelli intervistata da Dino Bondivalle, giornalista di Libero. L’articolo è stato pubblicato sabato 5 ottobre 2019 nella sezione dedicata ai Geni Lombardi.
Di seguito quanto pubblicato sulla storica selleria Milanese:
Le selle artigianali su misura per i cavalieri
L’azienda Milanese, fondata nel 1903, è l’unica al mondoa seguire tutta la lavorazione a mano: produzione 250 selle
Tra i suoi clienti affezionati si possono annoverare la famiglia reale inglese, l’ultimo Scià di Persia Reza Pahlavi e il generale americano George Patton, l’avvocato Gianni Agnelli e Ronald Reagan, lo stilista Valentino e John Kennedy, Italo Balbo e Gabriele D’Annunzio. La sua storia ultracentenaria è stata caratterizzata da un tale successo da ridefinire gli standard stessi della monta moderna, con la diffusione dello stile caprilliano.
Eppure, nonostante vanti oltre un secolo di storia all’ombra della Madonnina, la selleria Pariani rimane un gioiello nascosto della città di Milano. Noto e apprezzato dai professionisti e dagli appassionati di ippica ed equitazione, per i quali ancora oggi rappresenta il punto di riferimento a livello mondiale quando si cerca una sella esclusiva e fatta su misura, ma pressoché sconosciuto a chi non frequenta il mondo del cavallo.
“La nostra storia iniziò nel lontano 1903, quando il prozio Adolfo Pariani aprì un negozio di Biancheria confezionata su misura in corso Vittorio Emanuele, a pochi passi dal Duomo”, racconta Caterina Mutinelli, che con il fratello Carlo rappresenta la quarta generazione nell’azienda di famiglia. “Il negozio trattava anche abbigliamento inglese e, su richiesta della clientela, cominciò a importare finimenti pregiati e selle prodotte oltre Manica”.
Notando l’interesse dei clienti per le selle, Adolfo Pariani ebbe un lampo di genio destinato non solo a modificare per sempre la natura della sua attività, ma a segnare un cambiamento epocale per il mondo dell’equitazione. Proprio in quegli anni Federigo Caprilli, ufficiale di Cavalleria a Pinerolo, stava infatti mettendo a punto un nuovo sistema per montare a cavallo, basato sul presupposto che il cavaliere dovesse assecondare il gesto atletico dell’animale.
Pariani, intuendo la potenzialità dello stile di monta caprilliano, che però si scontrava con i tipi di sella in uso fino a quel momento, chiese una consulenza a Caprilli, ricevendo tutte le indicazioni necessarie per realizzare una sella corrispondente alle nuove esigenze. Il successo fu immediato, così come i riscontri a livello nazionale e internazionale.
“Fu un’innovazione che rivoluzionò il mercato”, sottolinea Beatrice Nicole Feltri, responsabile marketing dell’azienda, “tanto che ancora oggi la monta caprilliana è riconosciuta in tutto il mondo, anche grazie al fatto che ha permesso la nascita degli sport equestri così come li conosciamo oggi”.
Oggi la Selleria Pariani, che ha sede in via Capecelatro, non lontana dall’Ippodromo di San Siro, è l’unica realtà del settore ad avere mantenuto intatta la propria natura artigianale.
“A livello mondiale siamo rimasti i soli a fare tutto ancora in maniera artigianale e a realizzare a mano selle fatte esclusivamente su misura”, sottolinea Caterina Pariani. “Questa è una cosa che ci riempie di orgoglio, perché lo facciamo pur essendo piccoli in un mondo di giganti che producono con dimensioni industriali”.
Non sorprende, quindi, che tra i professionisti nel mondo dell’equitazione e dell’ippica molti scelgano la Selleria Pariani come azienda di riferimento. Nè che la piccola impresa artigiana milanese, che conta una ventina di addetti tra dipendenti e collaboratori, abbia tra i propri clienti affezionati una clientela di amatori italiani e stranieri.
“Produciamo in tutto 250 selle all’anno, e circa metà della produzione è destinata all’estero”, spiega Beatrice Nicole Feltri. “I mercati principali sono quelli di Germania, Norvegia, Finlandia, Svezia, Francia, Belgio, Olanda e Danimarca, accanto ai quali ci sono anche i Paesi Arabi, che apprezzano particolarmente anche le selle per l’Endurance”.
Quanto ai ritmi produttivi, attualmente per realizzare una sella gli artigiani dell’azienda meneghina impiegano l’equivalente di un intero giorno di lavoro. Si spiega così la scelta di limitare pubblicità e sponsorizzazioni, che rischierebbero di creare una domanda difficile da soddisfare.
Oggi chi acquista una sella Pariani, il cui costo medio di 4 mila euro è comunque in linea con quello degli articoli prodotti dalla concorrenza, ha una lista di attesa di 6-8 settimane. Non poco, ma nemmeno troppo se si pensa che è l’attesa necessaria per assicurarsi un vero e proprio pezzo di storia per il mondo dell’equitazione.
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Strategia – Il sogno futuro è sfondare nel mercato americano
Aumentare la produzione, ottimizzando i processi a partire dal taglio delle pelli, in modo da passare già nel 2020 dalle 250 selle prodotte annualmente a 350 pezzi. E consolidare la propria presenza all’estero, conquistando ulteriori quote nei Paesi in cui l’azienda è già presente e aprendo nuovi mercati ad alto potenziale di crescita come quelli di Inghilterra e Irlanda. Il tutto continuando a puntare sull’unicità di una produzione che è rimasta assolutamente artigianale pur dovendo fare i conti con una concorrenza internazionale sempre più agguerrita.
Il futuro della Selleria Pariani è un ponte tra la voglia di portare avanti la storia e la tradizione di un’azienda che ha alle spalle oltre un secolo di attività e l’ambizione di far crescere ordini e fatturato in un mercato d’élite che ha la fortuna di essere pressoché estraneo agli alti e bassi dell’economia globale. L’azienda milanese, fondata nel 1903 e leader internazionale nel settore delle selle su misura per l’ippica e l’equitazione, ha infatti inscritto nel proprio Dna uno spirito di innovazione che sembra inesauribile.
“Il sogno del cassetto è riuscire a sfondare anche in America, un mercato che è parecchio difficile, e portare sempre più in alto il nome a livello internazionale”, spiega Caterina Mutinelli, rappresentante della quarta generazione in azienda insieme al fratello Carlo. “Noi abbiamo clienti in tutto il mondo, ma sono vendite spot. Quello che vorremmo è allargare la rete distributiva e riportare il nome ai fasti del passato, di quando non c’era una concorrenza come quella attuale”.